Il disastro nero che si è riversato nel Lambro è l'ennesimo scandalo ambientale dei nostri territori. Il Lambro attraversa la Lombardia, e bagna anche Peschiera Borromeo, in un tratto proprio vicino al cantiere del nuovo centro commerciale, che nascerà (purtroppo) lungo la Paullese. E' questa la dimostrazione di quanta considerazione abbiamo per il territorio! Nelle zone ad alto rischio costruiamo un centro commerciale, e per non farci mancare niente adesso avremo anche i residui di idrocarburi petroliferi (che sedimenteranno sul fondo e non spariranno in un mese). La risposta più ovvia e sciocca può essere solo "Ma tanto il Lambro è già inquinato!" Questo probabilmente il commento che va per la maggiore in questi giorni, oltre all'ipocrisia dominante che finge stupore per quanto accaduto.
Poniamoci invece la domanda dove e perché è accaduto tutto questo? Nell'area di un'ex-raffineria di Villasanta, già destinata alla riedificazione (residenziale e commerciale). Forse qualcuno ha pensato che per risparmiare i costi della bonifica dell'area (visto quanto capitato nei casi della bonifica di Santa Giulia, e quanto potrebbe capitare nell'area ex-Sisas di Pioltello) fosse più comodo "liberare i liquami neri" nel Lambro, magari pensando che la differenza non si sarebbe notata così tanto.
Questo è il modello di sviluppo della modernità: "riqualificazione" delle aree con guadagno spropositato per gli acquirenti in relazione al progetto, comuni bramosi di introitare gli oneri di urbanizzazione, livello di attenzione basso su ogni vincolo (specialmente se ambientale) e poi si piange a disastro avvenuto, certi che, in un modo o nell'altro, nessun responsabile paga mai tutto il conto dovuto, complice una giustizia lenta ed inadeguata. Il problema sarà irrisolvibile se mai nessun responsabile di atti gravi pagherà per le proprie responsabilità e saremo noi a continuare a saldare tutti i conti, con il portafoglio e con la salute, per ordinazioni che non abbiamo fatto! Bloccare le aree coinvolte in incidenti e non consentire più il profitto in seguito a disastri ambientali è un modo per fermare questo scempio, destinando successivamente questi spazi a progetti di riqualificazione ambientale e sociale.
Poniamoci invece la domanda dove e perché è accaduto tutto questo? Nell'area di un'ex-raffineria di Villasanta, già destinata alla riedificazione (residenziale e commerciale). Forse qualcuno ha pensato che per risparmiare i costi della bonifica dell'area (visto quanto capitato nei casi della bonifica di Santa Giulia, e quanto potrebbe capitare nell'area ex-Sisas di Pioltello) fosse più comodo "liberare i liquami neri" nel Lambro, magari pensando che la differenza non si sarebbe notata così tanto.
Questo è il modello di sviluppo della modernità: "riqualificazione" delle aree con guadagno spropositato per gli acquirenti in relazione al progetto, comuni bramosi di introitare gli oneri di urbanizzazione, livello di attenzione basso su ogni vincolo (specialmente se ambientale) e poi si piange a disastro avvenuto, certi che, in un modo o nell'altro, nessun responsabile paga mai tutto il conto dovuto, complice una giustizia lenta ed inadeguata. Il problema sarà irrisolvibile se mai nessun responsabile di atti gravi pagherà per le proprie responsabilità e saremo noi a continuare a saldare tutti i conti, con il portafoglio e con la salute, per ordinazioni che non abbiamo fatto! Bloccare le aree coinvolte in incidenti e non consentire più il profitto in seguito a disastri ambientali è un modo per fermare questo scempio, destinando successivamente questi spazi a progetti di riqualificazione ambientale e sociale.
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